Essendo il porto di Shanghai tra i più importanti al mondo, nonché primo per la movimentazione di container, i traffici marittimi risultano continuamente rallentati, nonostante alcuni segnali di ripresa. In media i tempi di attesa nello scalo per navi di vario genere sono diminuiti a 34 ore, rispetto al picco di 66 ore a fine aprile. In particolare, per le navi portacontainer i tempi di attesa sono superiori: 36 ore rispetto alle 69 ore di fine aprile, ossia 13 ore in più rispetto al 2021. Un lieve miglioramento, però ancora lontano dagli standard degli ultimi anni.
Così anche Maersk, una delle compagnie di trasporto marittimo di container più grande al mondo, descrive una situazione migliorata negli ultimi giorni relativa allo stato operativo dei terminal di Shanghai, confermando che “funzionano in modo relativamente normale, così come le attività di ingresso e uscita ai gate e le operazioni di movimentazione delle navi e nei terminal”.
Ma, le navi in attesa fuori dallo scalo sono oltre 700: le operazioni di carico e scarico della merce richiedono tempistiche troppo lunghe, con un blocco sulle banchine e nelle acque antistanti il porto che si estende anche a tutte le attività logistiche di terra. A questo si aggiunge il lockdown delle fabbriche, la mancanza di autotrasportatori su gomma e di operatori portuali. Si è creato così un sistema che sta bloccando la catena di approvvigionamento cinese e di conseguenza, tra importazioni ed esportazioni, coinvolge anche il resto del mondo. Si riscontra una congestione nel sistema logistico globale, con ritardi nelle forniture e mancanza di materie prime in tutti i settori.
Anche Confindustria Udine accusa una grave interruzione per la catena di fornitura delle imprese regionali, dall’elettronica all’edilizia, fino all'idraulica, causata - oltre che dalla guerra Russia-Ucraina - in particolare dal lockdown di Shanghai che ha fermato il più grande scalo commerciale del mondo, con un conseguente aumento vertiginoso dei prezzi di noleggio dei container. Le prospettive future dopo il blocco a Shanghai, secondo il report del centro studi Srm, prevedono nuovi scenari che vedono il ritorno dei traffici marittimi nel Mediterraneo attraverso un processo di reshoring per assicurarsi l’approvvigionamento, riportando almeno parte della produzione in Europa e negli Stati Uniti.